Il Movimiento Jovenes de la Calle (Movimento
dei Giovani di Strada) sito
web rappresenta il motivo principale della nostra venuta in Guatemala.
E’ un movimento fondato da Gerard Lutte
, di origine belga animatore negli anni 70 a Roma di attività sociali nel quartiere
della Magliana e professore di Psicologia
della Età Evolutiva all’Università Lateranense e alla Sapienza, che vive
qui dal 1993. In
Italia l’associazione è sostenuta da Amistrada.
La
sede è nel centro città. Per entrare devi lasciare i tuoi dati ad una guardia
privata, naturalmente armata, e dopo una cancellata interna che contrasta
fortemente con il coloratissimo corridoio (ricorda il primo impatto con le
scuole Freinet visitate in Cina ed in Messico)
si accede ad un patio colonnato al centro di una serie di stanze
espressione delle diverse attività laboratoriali del Movimento.
Una
solerte collaboratrice ci fa visitare biblioteca, sartoria, laboratorio di
panetteria e pasticceria, cucina, sala riuntioni/aula, locale assemblea
completamente disadorno, con gruppi di ragazzi seduti per terra, locale che
rappresenta una specie di traslazione della strada all’interno del fabbricato;
sorrisi e domande, risposte e complimenti ai diversi ragazzi/e operatori
presenti, in serata conoscenza della pizzeria, che sforna tranci di ottima
pizza di diversi gusti, dalla margherita all’hawaiana, dai peperoni alla
vegetariana, al prosciutto, etc…, uno dei fiori all’occhiello di questa
iniziativa.
Chi
sono questi ragazzi?
Sono
tanti i ragazzi che vivono senza famiglia/casa in diverse parti del Mondo e,
naturalmente, qui sono moltissimi. Il movimento ha l’obiettivo di raccogliere i
ragazzi, che lo desiderano, sbandati, molti dei quali per arrangiarsi si
dedicano ad attività poco legali, disponibili ad un percorso di lento
“reinserimento”. Molti di loro continuano a dormire in edifici abbandonati,
dislocati in differenti zone della città, suddivisi in gruppi di 10/15 persone,
ma esiste anche una casa “8 marzo” per 9 donne con 7 bambini piccoli, tutte ragazze madri, che rappresenta
una significativa esperienza di solidarietà e di esempio per la risoluzione dal basso di problematiche
sociali non istituzionalizzate, ed una “Casa de los amigos” per circa 15 maschi
in un'altra zona.
Laboratorio di pasticceria
La
settimana viene scandita in modo preciso, vengono organizzate le diverse
attività culturali comprese la scuola primaria, la scuola secondaria, i vari
laboratori.
Una mattina siamo andati a trovare un gruppo che risiede lontano dal centro-base, qui troviamo 2 ragazze e 5 ragazzi
in una struttura abbandonata da loro occupata, con una stanza con sacchi a pelo
e coperte sul pavimento, ove dormono in 15. Molti di loro sono dipendenti da
sostanze stupefacenti. “E’ facilissimo entrare nel giro della droga, difficile
è uscirne “ dice un ragazzo di 27 anni la cui ragazza è morta recentemente per
droga… Sandy, una ragazza del gruppo, rilascia una breve dichiarazione e
successivamente si mette a cantare un “rap” di sua composizione, inneggiante in
qualche modo al Mojoca. Dopo, i due animatori che ci accompagnano, ragazzi
solamente più responsabilizzati, consegnano delle schede, che devono essere compilate dai
presenti, una sorta di compiti da svolgere. Successivamente panini e latte per
tutti. I ragazzi dimostrano molto interesse e partecipazione.
Poi si ritorna al centro con pranzo comunitario ed
incontro con il Comitato di Gestione, organismo rappresentativo dei diversi
gruppi, con compiti decisionali, al quale presentiamo la
Bottega con i suoi obiettivi, finalità, metodologia ed il
progetto Around the World,
La sera.... Pizza equa e solidale!!!
Il
secondo giorno visita nel carcere femminile della 18 zona ove sono “ospitate”
diverse ragazze amiche. Esercito e polizia posizionati in luoghi strategici,
lunghe file di parenti con salmerie ed addirittura damigiane di acqua, pare che
da 3 giorni nel carcere manchi l’acqua per bere, gabbie di isolamento con donne
ammassate in spazi angusti, (altro che spazio vitale!), rito della timbratura
sul braccio per i visitatori (ricorda la prassi dei campi di concentramento
nazisti), etc.. Naturalmente tutto ciò non si è potuto documentare
fotovideograficamente ma solo con il ricordo degli occhi e della mente.
All’interno della sala di colloquio (250 mq) almeno un centinaio di persone in
piccoli gruppi stesi a terra o seduti ad un tavolo… le ragazze amiche erano 5/6
ma si sono poi aggregate molte altre; scambi di abbracci, saluti, gradite
bibite e cose da mangiare portate loro, scambi di opinioni, molta solidarietà
ed un forte spirito propositivo e sorrisi, (una ragazza del gruppo ventiduenne
dovrà stare qui 19 anni). La visita è stata un’esperienza molto significativa e
piena di considerazioni e domande senza risposta (perché sono qui? Che
possibilità esistono di uscire prima? Come mai tutte proletarie? Che
possibilità di studiare, lavorare in carcere? E l’affettività? Ed il futuro?)
Al
ritorno al centro, pranzo comunitario, foto ricordo con la bandiera della Pace,
e poi incontro con le classi cioè 2 gruppi di ragazzi diversi (una prima
elementare ed una quinta/sesta con una decina di studenti per parte) supportati
da alcuni insegnanti, facenti parte di un’associazione che collabora con il
Mojoca, con uso di pedagogia popolare
“espressamente dichiarata” e metodologie partecipative non direttive,
chiaramente concordanti con la didattica e metodologia della Bottega e della
Pedagogia Popolare.
L’iniziativa
del Mojoca ha un grande significato sociale e politico e indica, come spesso
accade ai movimenti di base, una strada, una direzione che molte volte le
“autorità” non vogliono seguire, anche perché spesso hanno obiettivi diversi dall’affermazione
e dal pieno sviluppo dei diritti umani.
La
contrapposizione, come spesso accade, è tra amore e vita da una parte e
sopraffazione e morte dall’altra.
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